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al testo di Ivan Pozzoni
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Porte sbattono, assorbendo i costanti rumori di sfondo delle nostre realtà frammentate, divise in ore, minuti, secondi, modello uniforme svizzero Swatch, ticchettii di neuroni reduci da bombardamenti mediatici confondono Liabel e ambascerie subliminali di Gillo Dorfles, ancora arzillo nelle sue smanie da classificazione estetica.
Come riuscire, entrando in tackle, a arrestare il silenzio del ronzio corrucciato dell'elettrodomestico, che accorda i ritmi del battere d'ogni tasto, rintracciando il filo d'un Arianna venduta tra i banchi dei mercati di bestiame?
Come riuscire a distrarre disattenzioni, focalizzandoci, senza scottare?
La musica suona benché i suonatori cadano addormentati, estenuati dal fracasso, i teatri diurni dalle mille voci assumono un sapore meccanico, oscillando metallici di moto perpetuo.
Non si sentono battere tasti, non tastandosi battiti di senso.
[Patroclo non deve morire, 2013] |
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